Colore fucsia, immagine di copertina che ti spella vivo, peso 365 grammi sulla mia bilancia da cucina per pesare la farina lo zucchero e il burro quando faccio il ciambellone, dimensioni giuste in larghezza per prenderlo fra le mani così che i pollici vanno a combaciare e giusto in lunghezza per stare sul comodino. Tellus 30, “nomi per 4 stagioni, dall’Illuminismo a Internet–Tellusfolio”, me lo ha portato il postino qualche giorno fa, il postino che si chiama Marco e si arrampica con la sua Piaggio sul viottolo in mezzo ai boschi di castagno che porta alla mia casetta, la mia casetta bianca affogata nel verde che adesso è tinto ancora dei colori dell’autunno, coi cachi appesi come palle di natale sui rami spogli, con i gatti che si acciambellano intrecciando code pelose rosse, nere e grigie, che si leccano a vicenda con vigore, che si coccolano e smiagolano e ronfano come motorini al minimo, con il camino che fuma e manda odor di quercia e resina, con l’aria vetrosa e l’erba spruzzata di neve ghiacciata e il cipresso che aspetta la sera per infilzare la luna.
Marco mi ha consegnato il libro ed è ridisceso verso la via Ariana, scoppiettando allegro con la sua motoretta, povero Marco dipendente a tempo determinato che a gennaio si ritroverà senza lavoro ma lui dice che basta la salute, non si perde d’animo, lui la sua Michela se la sposa non appena trova un posto fisso.
La faccina composta di faccine e uno sguardo che raggela e ammicca e una bocca che non è una bocca ma pure sotto i baffi ride e un naso che annusa e non si arriccia, la faccina mi punta e non mi lascia, e io la capovolgo e mi trovo a fissare Voltaire, Rilke, l’Homo Selvadego, Alice Pagès come Avatar, Giovanni Bertacchi con il cappotto il cappello l’ombrello.
Basta per oggi. E metto il libro in ordine di tempo e di colore nello scaffale sopra il comodino. Celeste nero giallo rosso verde. E rosa. Fucsia.
Poi passa qualche giorno. E torno a farmi fissare dalla faccina impertinente e trucida.
Ti apro, le dico, e sfoglio il libro come un ventaglio di piume e di stecche, mentre il freddo cala scendendo dalla montagna come un branco di lupi bianchi.
Inverno ‘900 in provincia. Mi trovo fra San Cassiano e Vecchiano e mi sposto a Morbegno. Il Provinciale e il Fondatore mi raccontano la storia di una nascita bella e necessaria e di una crescita felice e di uno sviluppo generoso.
Primavera 2000 sul web. Tastiera rosa pallido. Pag. 139. Karoline, Carlotta, Margherita, Alice, Aglaia. Chi siete, se non la mia stessa anima che in voi si rispecchia, che in voi si riconosce e perde?
Estate Illuminista:
Jonathan Swift, “Modesta proposta”. Agghiacciante e paradossale presa di posizione verso una società indegna di chiamarsi tale. Traduzione redazione Tellusfolio.
Voltaire, “Micromegas. Storia filosofica”. Ovvero, la più bella fiaba per adulti che mai mi sia capitato di leggere. Razionale, molto razionale. E fantastica. Ma non chimerica.
Poi mi leggerò Fichte, ma senza fretta.
Poi mi leggerò tutto Tellus ma senza divorarlo.
E per ultimo mi leggerò la prefazione, Stagionale e secolare andamento di Claudio Di Scalzo. Il timoniere di manovra. L’ammiraglio di squadra. Il Corsaro dell’aria e della prateria.
Ma prima mi studierò foto, disegni, fumetti e collage, e forse resterò impigliata in qualche sguardo, come mi è già successo con L’uomo di Vecchiano.
Maria Lanciotti