Alla luce dei recenti scandali, il mondo transessuale è nell’occhio del ciclone. È inevitabile che i trans suscitino la curiosità morbosa dell’opinione pubblica, ma non si tratta di un fenomeno esclusivamente contemporaneo: in realtà, le cose non sono molto cambiate dall’epoca barocca a oggi.
Nel Seicento e Settecento i castrati erano protagonisti del mondo della lirica e alcuni di loro, come Farinelli, raggiunsero la fama in tutta Europa. Ma la loro vita non era per niente facile, e si possono riscontrare molte analogie tra i castrati e i transessuali odierni.
La prima, evidente analogia è che entrambi modificano il proprio corpo per far emergere le caratteristiche femminili: il timbro di voce nel caso dei castrati, l’aspetto fisico nel caso dei trans.
Entrambi provengono dai ceti sociali più poveri e fanno mercimonio del loro cambiamento corporeo. I castrati erano figli di famiglie molto numerose e indigenti, che non potendo mantenere la prole destinavano un figlio alla carriera di cantore castrandolo in tenera età. Da quel momento, però, la carriera del giovane non era affatto spianata: ben pochi erano quelli che riuscivano ad emergere assicurandosi una vita dignitosa. Anche i trans provengono spesso da paesi o ceti poveri; alcuni riescono a raggiungere una buona posizione sociale e lavorativa per la loro particolare bellezza, ma alla maggior parte di loro è riservato un destino molto duro.
Identica, poi, è la reazione che castrati e trans suscitano nell’opinione pubblica: i castrati erano ammirati per l’abilità canora e i virtuosismi fuori dal comune, ma restavano comunque ai margini della società. Suscitavano un interesse morboso e scatenavano isterismi di massa anticipando i Beatles di qualche secolo, ma appartenevano a un mondo, quello del teatro, che era considerato dalla gente per bene alla stregua di un bordello. Basti pensare che Alessandro Volta, innamoratosi di una ballerina che voleva sposare, ricevette l’ordine perentorio di fare marcia indietro dall’imperatore in persona.
Il fascino del transessuale è sotto gli occhi di tutti, visto che attrae una clientela molto variegata che spazia dall’impiegato padre di famiglia al personaggio famoso e danaroso. Eppure, come nel caso dei castrati, il suo successo è relegato nel ruolo del “monstrum”. Una figura a metà tra la realtà e il mito, un personaggio da godersi a teatro o in una camera appartata perché soddisfa le fantasie pruriginose della borghesia, ma non certo una persona rispettabile con la quale prendere un tè alle cinque del pomeriggio nei bar frequentati dalla gente per bene.
Castrati e trans sono maschere di carnevale che la borghesia di allora e di oggi si diverte a indossare, per concedersi un pizzico di trasgressione. La cosa tragica è che non sono figure mitiche ma persone in carne e ossa, anche se molti non vogliono pensarci.
Stefano Torselli