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Vincenzo Donvito. Censura Internet. Il caso Oreste 
La battaglia non è solo contro i censori di Stato ma anche contro i privati spalleggiati dallo Stato
18 Dicembre 2009
 

Internet, com'era prevedibile, sta diventando il terreno principale di confronto per l'affermazione di una società libera, civile e proiettata verso un futuro compatibile con la ricchezza diffusa. Ma ci sono quelli che -purtroppo per loro- vivono la Rete solo come mero strumento di potere e di arricchimento. E lo usano coi metodi di una “incivile civiltà” che, pur appartenendo ormai alla metà del secolo scorso, si è cosi' radicata che ancora fa danni. E per questo c'è chi:

- come il presidente del Senato Renato Schifani vorrebbe che Internet divenga uno strumento per i proni al potere

- e c'e'è chi vuole impedire che si parli di loro per come le persone ne pensano, sì da presentare i loro affari sempre e solo come se loro fossero “angeli del bene altruistico”, cancellando tutto ciò che, invece, li hanno portati a violare i codici. Persone a cui i giudici talvolta danno anche ragione. E quindi, come Schifani, fanno la loro parte nella distruzione non solo della libertà di espressione, ma di Internet che, senza questa libertà, non avrebbe senso di esistere.

E mentre i primi -i politici- sono noti ai più per quel che dicono e fanno, i secondi agiscono solo con le ingiunzioni, messe in mora, fino alle cause giudiziarie vere e proprie. Categoria, quest'ultima, che a noi capita di incontrare con una certa frequenza perché sia testardi nel credere che la libertà di espressione e di opinione, oltre che pensata e dichiarata per farsi belli, vada messa in pratica. E perciò mettiamo a disposizione il nostro sito Internet per raccogliere tutte le segnalazioni e i commenti dei cittadini che sono più o meno state vittime di questa categoria: le lettere di “Cara Aduc”, dove diamo anche consigli e i forum di discussione “Di' la tua” tra i navigatori della Rete.

Oggi ne abbiamo una nuova da raccontare, sì da far meglio capire come è difficile, pericolosa e articolata la scelta che abbiamo fatto per poterci guardare allo specchio senza vergognarci di essere ciò che siamo e facciamo.

Del “caso Oreste” ne abbiamo già parlato: un signore che riteneva di aver visto compromesso il proprio business finanziario in seguito ad un forum in cui si metteva in dubbio la sua efficacia. Vediamo cosa è successo e come si evolve la vicenda.

- Siamo stati convocati dal tribunale di Firenze il 13 ottobre 2009.

- Il giudice ha deciso di oscurare questo forum perché -secondo lui- non si possono ammettere discussioni fra persone coperte dall'anonimato.

- Ordinanza che sta facendo molto discutere in Rete sulla sua assurdità.

- Il 14 dicembre doveva essere discusso il nostro ricorso, ma la mattina stessa il cancelliere fa sapere che l'udienza è rinviata a febbraio perché il giudice relatore, componente del collegio che doveva discutere il nostro reclamo, era stato convocato dal Consiglio Superiore della Magistratura. I nostri due avvocati, fiorentini, hanno “solo” perso la mattinata, ma l'avvocato della nostra controparte era venuto appositamente da Macerata... e sicuramente la convocazione del giudice al Csm non era stata fatta alle 6 di mattina dello stesso giorno 14 e la cancelleria aveva tutti i necessari recapiti delle parti.

- oggi 18 dicembre ci arriva una nuova citazione da parte dell'avvocato di Oreste.

Citazione in cui, facendosi forza dell'ordinanza di sospensione, si chiede di cancellare ogni traccia loro dal nostro sito e vengono pretesi danni per 100.000 Euro.


La battaglia per la libertà di espressione è trasversale. Se si vuole questa libertà come elemento fondante del nostro patto sociale, civico ed economico, non importa se si tifa per Berusconi, Bersani, Di Pietro, Pannella, Ferrero o Vendola. O si accetta che il proprio avversario ci “vomiti” addosso tutto il proprio dissenso fino al livore, o non lo si accetta. Mezze misure, come talvolta appare che sia nel nostro sistema, di fatto favoriscono la censura e l'illiberalità. Chi vuole ci segua e ci dia una mano, con la consapevolezza di quanto sia pieno di spine il cammino.

Qui il nostro specifico canale contro la censura.


Vincenzo Donvito, presidente Aduc


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