C’era una volta un cedro che dagli inizi degli anni ‘60 sfoggiava le sue chiome nella piazza principale di Sondrio.
Potrebbe cominciare così la vicenda di un albero longevo che certo mai avrebbe pensato di assurgere alle cronache di una cittadina alpina, ritenendosi di essere (a voler continuare questo gioco di animizzazione floreale…) un semplice esponente delle scarse alberate sondriesi. Un cedro senza troppe pretese se non quella di non vedersi affibbiare un fine-vita falso e obbligato.
Con la risistemazione della Piazza Campello in Sondrio, per il cedro in questione è stato da tempo decretato l’abbattimento. I progetti di pavimentazione dell’intera area prevedono infatti la collocazione di quattro querce in fianco alla Collegiata e di un alberello e una zona con panchine e fontana proprio dove ora c’è l’aiuola col cedro. È quindi indispensabile per l’Amministrazione sondriese procedere a togliere l’albero. Per rendere ovvia questa “indispensabilità” ci si è avvalsi di una relazione eseguita da una naturalista che ha messo in luce la potenziale pericolosità del cedro, dovuta a possibile instabilità dello stesso in occasione di forti nevicate e per causa delle apparecchiature elettriche che sono ad esso appoggiate (!).
Non appena diffusasi la voce per cui il “cedro della piazza” sarebbe stato abbattuto, si è venuta a creare spontaneamente una cerchia sempre più folta di cittadini che hanno voluto esprimere tutto il proprio disappunto, mediante una petizione che ha raccolto ben 1.270 firme! La brutta abitudine, diffusa ancora in quei territori che poco o niente hanno a cuore il benessere e la manutenzione delle proprie aree verdi, di tagliare piante che sono in salute ha determinato tale sollevamento popolare. Nessuno ravvisava la necessità - che si voleva e vuole tuttora incombente - di eliminare quest’ultimo albero testimone di una stagione passata, i cui altri simboli (vedi interi giardinetti di fronte a Palazzo Martinengo, adiacenti alla Piazza Garibaldi) già sono stati distrutti.
I milleduecento firmatari condividono l’idea che il cedro rappresenti un simbolo di Sondrio e gli attribuiscono un valore addirittura affettivo. Sono almeno due le generazioni che possono ricordarlo addobbato in occasione delle festività natalizie oppure presente su tante cartoline della nostra città, punto fermo nella fisionomia della piazza. Alcuni cittadini facenti parte negli anni ’50 dei circoli locali della San Vincenzo e dell’Acli (precisa in una lettera per l’albero Pietro Pizzini, direttore per più di cinquant’anni dell’Acli sondriese, insignito del Ligari d’Argento nel 2004) ricordano quando, ogni anno a Natale, venivano allestiti un presepio vivente e un corteo di re magi, le cui rappresentazioni culminavano con la deposizione di doni per i più bisognosi, che erano molti nel dopoguerra, proprio ai piedi di un grande albero innalzato nell’aiuola di Piazza Campello trasportandolo dai monti e poi definitivamente piantato in modo stabile nella figura del cedro in questione. Sono le ragioni del cuore a parlare, del ricordo di un tempo che fu, di un tempo che parla anche di solidarietà, dopo gli eventi drammatici della guerra. Non quindi fatue malinconie, puro folklore o nostalgie sdolcinate. È per questi motivi che sarebbe stato auspicabile un riscontro da parte del Sindaco e degli amministratori, un incontro pubblico, magari, per confrontare opinioni e possibilità. Così non è stato e, anzi, i lavori di scavo effettuati per piantare le querce sul lato sud della Collegiata hanno portato ad una nuova scoperta, per nulla inaspettata ai conoscitori della storia di Sondrio: la comparsa dei resti dell’antico oratorio di San Pietro martire, che lì sorgeva, di fronte alla Chiesa barocca detta “del Suffragio”, abbattuta malauguratamente intorno alla fine degli anni ’30, cancellando così delle vestigia storiche appartenute a ciò che, senza tema di smentita, viene ormai considerato da tutti gli storici che si siano interessati al nostro territorio “il gioiello architettonico di Sondrio”.
Anche riguardo a questo fatto l’Amministrazione non ha pensato di dare comunicazione alla cittadinanza e ha preferito occuparsene semplificando e cioè allertando la Sovrintendenza alle Belle Arti, il cui Ufficio ha dato parere positivo verbale alla rimozione dei resti per consentire il proseguo dei lavori, e nulla più. Sarebbe stato interessante, invece, poter permettere uno sguardo a quei sotterranei voltati da parte di chi fosse stato interessato a un tuffo nel passato e nella storia della città, un po’ come lo sarebbe stato (e molti anche allora furono gli inascoltati richiedenti) nel caso della Piazza Garibaldi, quando i lavori di scavo per la realizzazione dei parcheggi sotterranei, misero in luce la canalizzazione in pietra di un malleretto, il tracciato lastricato di un’antica strada e le mura perimetrali di vari edifici… Presumibilmente uguale comportamento ci sarà da attendersi quando a venire in luce saranno i resti della Chiesa del Suffragio, se come probabile gli scavi nell’aiuola del cedro proseguiranno.
I promotori dell’iniziativa di salvataggio del cedro, capitanati da Paola Pizzini, hanno però proposto sabato 21 novembre una seconda petizione con raccolta di fondi per eseguire una vera e propria perizia sul cedro, che ne certifichi con la competenza definita per legge lo stato di salute e di stabilità. I nuovi firmatari sono stati all’incirca quattrocentocinquanta e la raccolta fondi ha portato in cassa quasi 600 euro. Ora la campagna di adesione e di raccolta continua presso i negozi che fin dal principio l’hanno sostenuta. Le firme a sostegno della petizione sono già state consegnate in data 30 novembre all’Ufficio Protocollo del comune di Sondrio, assieme alla richiesta indirizzata al Sindaco Alcide Molteni di commissionare una perizia dettagliata sul cedro ad opera di un dottore forestale competente.
Inoltre, durante il Consiglio comunale sondriese del prossimo 18 dicembre, i promotori sperano si intenderà discutere finalmente il “caso cedro” grazie anche all’interessamento di un consigliere di Sondrio Liberale, Andrea Massera, che ha così commentato la questione sul sito on-line Vaol.it:
«Rifiutiamo anche su questa vicenda le prese di posizione semplicistiche e ideologiche. Nessuna sudditanza ai poteri forti. Le critiche ad alcuni aspetti del progetto e al difetto di partecipazione e coinvolgimento della città nella sua stesura sono agli atti della commissione consiliare e di dominio pubblico (…) Riteniamo giusta la richiesta di perizia avanzata dal comitato, pertanto il nostro gruppo si attiverà affinché la giunta si prenda l'impegno in tal senso. Se servirà, presenteremo una mozione».
Osservando il quaderno messo a disposizione dei cittadini per esprimere il proprio parere su tutta la vicenda (quaderno il cui titolo è: “Piazza Campello: quel che avreste voluto dire se solo ve l’avessero chiesto”), si può leggere una forte rimostranza verso l’atteggiamento decisionale tout court dell’amministrazione sondriese, che fa fare un parallelismo, seppur ovviamente su scala minore, con atteggiamenti mai ben chiariti del nostro premier, in merito a ritrovamenti di reperti archeologici (tombe fenicie?) nei possedimenti di Villa Certosa, di cui non si premurò di dar notizia a chi di competenza… Lo si dice con la giusta dose di ironia, ma - anche nel caso del cedro cittadino e dell’area in cui sorge - un dispiegamento di giustificazioni poco chiare aprono il sipario al dubbio, alle supposizioni di accordi con poteri che in Valtellina, ben lo sappiamo, dettano legge.
Annagloria Del Piano
I promotori dell'iniziativa pro cedro hanno aperto un blog:
http://cedrocampello.blogspot.com