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Fabio Piselli. Moby Prince: proposta di interrogazione parlamentare...
15 Dicembre 2009
 

in uno degli ultimi incontri con alcuni magistrati di spessore, diversi da quelli che formano il pool che indaga sulla tragedia del Moby Prince, sono stati riconosciuti i motivi della mia “sovraesposizione” nel corso degli anni rispetto ad un più consigliabile “profilo basso”, anche in forza del lavoro che ho svolto e del mio percorso post carriera militare, motivi sui quali tornerò a parlare appena e se sarà tolto il segreto

sovraesposizione” che paradossalmente mi ha consentito in questi ultimi due anni di operare con un basso profilo negli Stati Uniti, ad Arlington, ove con molta fatica sono riuscito ad ipotizzare la ricostruzione del presunto organico dei soldati americani in servizio prima, durante e dopo la tragedia del Moby Prince, non solo alla base di Camp Darby e non solo al centro “signal” di Coltano

questo grazie a quella sorta di “onore” che vige all'interno di certi ambienti militari, diversi da quelli delle medaglie e della retorica, ma formati da persone che soffrono di fronte alla morte di molti innocenti, cercando di capire le cause senza pregiudizi o difese del proprio ufficio anche laddove il proprio ufficio si difende con l'obbligo di farlo contro ogni eventuale coinvolgimento, sia per ragioni politiche che di segreti da tutelare; naturalmente grazie a quei buoni uffici che, mio zio Mimmo prima e mio cugino Massimo dopo, hanno saputo coltivare e meritare nel corso del loro lavoro come impiegati (autisti) presso il controspionaggio militare americano all'ambasciata USA di Roma

appare così ai miei occhi ancora più concreto il fatto che gli americani hanno avuto modo e maniera di acquisire delle notizie relativamente a quanto stava avvenendo nella rada di Livorno prima, durante e dopo la tragedia del Moby Prince, le cui analisi hanno prodotto un risultato non dissimile da quello che in molti, me compreso, hanno sviluppato partendo dal buon senso e da alcuni dati di fatto, oltre alla partecipazione diretta da parte mia all'evento del Moby Prince

parlo di un ampio traffico di armi, presumibilmente conosciuto anche alle autorità italiane che, differentemente dall'intelligence americana, aveva l'obbligo di offrirvi una maggiore attenzione e forse l'ha fatto, per cui potrebbero emergere altre carte provenienti questa volta non dagli USA bensì da Roma, ove sono state forse dimenticate, forse mai analizzate, forse mai trasmesse agli organi inquirenti

premetto che non ho alcun desiderio di fare l'investigatore del mistero, al contrario sono molto stanco di segreti e di misteri, i quali lasciano spazio solo alle accuse più strampalate, al pregiudizio ed alla condanna sociale che tutt'oggi subisco, oltre che a quelle reazioni che ho patito nel novembre di due anni fa, le quali non sono conseguenti alla tutela di segreti militari di sorta, ma ad una chirurgica fuoriuscita di notizie di stampa relative l'interrogatorio del senatore Andreotti da parte della procura di Livorno

fatto che ha evidentemente messo in allarme coloro i quali stavano contestualmente decidendo di offrire la propria collaborazione, questo sì grazie anche alla mia “consulenza”, nata dopo che la procura procedente mi aveva sentito qualche settimana prima rispetto al monitoraggio elettronico della rada e dei fondali del porto di Livorno

da Arlington emerge chiaramente che le autorità italiane erano al corrente dei movimenti di armi, di consiglieri e di tecnologie contraerei difensive ed offensive in favore del governo Somalo prima della caduta del regime di Siad Barre avvenuta nel '91, almeno sin dal 1987; non sono in grado di ipotizzare se questi scambi rientrassero in un seppur segreto accordo fra Craxi e Siad Barre oppure fossero del tutto ignoti anche al nostro governo, ma tendo ed escludere questa ultima ipotesi

perciò, (mi prenderò del depistatore per questo ancora una volta) gli americani ci hanno detto chiaro e tondo sin dall'inizio che dobbiamo guardare a casa nostra e dobbiamo farlo comunque, anche se loro sono concorrenti ai motivi della tragedia, perché questa è avvenuta in Italia e sotto la piena giurisdizione italiana

non potevamo salire a bordo o ispezionare le navi militarizzate dalla Difesa americana, ovvero interrogare nessuno dei componenti l'equipaggio o i reparti, ma potevamo invece rintracciare e sentire tutti i cittadini italiani presenti in porto, i componenti delle FF.AA. italiane e dei nostri servizi coinvolti con le attività in rada e soprattutto i dipendenti italiani della Difesa americana in servizio sia a Coltano sia a Camp Darby, e non solo; i quali al massimo avrebbero semplicemente opposto il segreto che li obbliga a non riferire nulla ad alcuna autorità giudiziaria come da accordi segreti fra gli USA e l'Italia

pare che gli americani lo abbiano fatto, pare che abbiano subito identificato e sentito colui il quale avrebbe telefonato alla trasmissione in onda su Telegranducato asserendo di essere un dipendente italiano della Difesa americana e di aver avuto modo di vedere tutto quanto era avvenuto la sera della tragedia del Moby Prince, con strumenti tipici dello spionaggio elettronico, presenti sia a Coltano, sia a Camp Darby sia tramite il Mobile Satellite Terminal, ma anche in altre parti del Tirreno; lo hanno identificato per le giuste ragioni di sicurezza rispetto alle loro esigenze di segretezza, naturalmente opinabili se viste da un altro punto di valutazione, quello delle vittime e di chi cerca ancora la verità sulle cause del disastro

mio cugino Massimo, in ragione del suo lavoro andava molto spesso a Forte Braschi, al Sismi; significa che il canale con il controspionaggio militare americano era ed è un canale di collaborazione aperta e leale, che in anni oscuri era di sudditanza e progressivamente è diventato più autonomo ma sempre comunque storico, forse vincolato ad una ragion di Stato di più ampio respiro riferibile ai noti accordi segreti fra l'Italia e gli USA relativamente alla base di Camp Darby

quanto sopra per dire chiaramente, assumendone tutte le responsabilità ad ogni effetto di legge, che molto probabilmente i nostri servizi segreti militari sono ancora oggi in grado di fornire una serie di notizie idonee per comprendere cosa stava avvenendo intorno, sopra e sotto il Moby Prince (anche di diretta competenza italiana) prima, durante e dopo la collisione con la petroliera Agip Abruzzo

è emerso dalla stampa che dopo i miei interrogatori ed i confronti avuti con qualche militare italiano e dipendenti di Camp Darby, sono stati escussi degli operatori del Sismi, mi auguro perciò che gli inquirenti abbiano potuto acquisire le notizie necessarie per ricostruire il quadro storico degli eventi avvenuti la sera della tragedia; oltre alle informative ed alle veline che mi descrivevano come un soggetto psicopatologico affetto dalla “sindrome dell'investigatore privato” che da Roma si sono affrettati ad inoltrare alla attenzione degli inquirenti

il problema non sono io, poco conto e poco voglio contare, quel che ho detto e dichiarato potrà o meno essere stato utile, ma è più importante oggi conoscere quel che è stato omesso ieri e nel corso dei 18 anni dalla tragedia

per farlo basta la volontà politica e non solo quella giudiziaria, perché di politica si tratta, di politica estera nella fattispecie, ora come allora

se un cretinotto qualsiasi come me è riuscito ad allentare i ricordi di Arlington, grazie a dei contatti amicali che ho già dimenticato, ci potrebbe meglio riuscire un governo forte della richiesta di tutte le notizie sul caso da parte di una delle maggiori agenzie di spionaggio del mondo, come il governo italiano che ha strumenti diplomatici e militari ben inseriti negli USA

a meno che non conosca già gran parte della storia alla quale è concorrente, motivo per cui i ricordi di Andreotti avrebbero consentito una maggiore conoscenza degli eventi storici, politici e purtroppo tragici come quelli che hanno portato alla morte di almeno 140 persone

ma Andreotti, suo dire, si ricorda vagamente dell'evento ma non di offrire una dichiarazione alla stampa del suo interrogatorio, allarmando tutti i livelli interessati, magari gli stessi che la procura procedente tentava di identificare, atteso che il Sisde gli aveva finalmente fatto sapere qualcosa di utile, oltre naturalmente all'intervento di Carlo Palermo che ha permesso di riaprire il caso

è importante che vi sia un interesse sociale e collettivo di conoscere non solo la verità sulla tragedia ma le ragioni per le quali molti segreti dei misteri di Italia si arenano a Roma che, differentemente dagli USA, ha un archivio dei servizi segreti militari consultabile da una volontà politica senza bisogno di smuovere un intero congresso; da noi infatti basterebbe qualche interrogazione parlamentare meno generica, qualche esponente del governo che avesse il desiderio di imporre l'apertura di cassetti, armadi e casseforti presenti nelle sedi del servizio segreto militare, da cui trarre informative, appunti, veline e tutto quanto ci renda capaci di conoscere e riconoscere la verità

non possiamo continuare a delegare una magistratura che come organo tecnico è vincolata alle procedure, ai codici che deve necessariamente rispettare, anche di fronte a delle plausibili verosimiglianza, altrimenti potrebbe condizionare il buon esito di una indagine

noi, collettività abbiamo il dovere morale e civico di rinforzare la ricerca della verità attivando un canale politicamente condiviso proteso al rispetto dei segreti veri ed importanti ma alla immediata rimozione dei segreti invece strumentali, come quello che ritengo essere l'alibi delle responsabilità anche italiane nelle concause che hanno portato un traghetto passeggeri contro una petroliera alla fonda nella rada di Livorno 18 anni fa, uccidendo almeno 140 persone

quella sera c'è stata una attività militare importante, che non poteva essere ignorata dai nostri servizi, come non l'hanno ignorata i servizi americani, quelli francesi, quelli israeliani e forse anche altri occhi presenti fra La Spezia e Livorno

oggi più che mai nel clima politico rovente che sta condizionando la serenità dei cittadini italiani, potrebbe rappresentare una occasione di coesione la collettiva e condivisa richiesta di un intervento parlamentare e di governo rispetto la ricerca e l'acquisizione delle carte del Sismi relative il traffico di armi con la Somalia avvenuto negli anni fra il 1987 ed il 1992, ivi compreso la notte del 10 aprile 1991, durante la quale abbiamo lasciato morire tante persone a bordo di una traghetto di linea in fiamme, dimenticato per ore nei suoi giri concentrici a due passi dalla costa livornese, città che ospita il fior fiore delle FF.AA. italiane e fucina dello stesso Sismi

il coraggio di una nazione non si esprime solo con la retorica e la propaganda interessata, lo si manifesta anche con la civile richiesta di giustizia, come nel caso del Moby Prince, che potrebbe rappresentare quel precedente capace di elaborare i troppi segreti che condizionano lo sviluppo del nostro paese

personalmente resto fuori da ogni coro, isolato per scelta e per forza, guardato con sospetto ed osservato con timore, ma non rinuncio a partecipare alla crescita del mio paese, che non potrà mai avvenire fino a quando non supereremo i tanti segreti sulle molte verità sconosciute della nostra storia recente

i segreti servono solo ai compromessi, ai ricatti, alla politica del meglio non dire, che lascia spazio alla propaganda ed alla manipolazione

forse mi sentirò veramente parte di un popolo libero quando sarà liberato dai segreti che condizionano la mia vita e quella degli altri, quella di chi direttamente coinvolto e quella di chi teme di esserlo prima o poi

come sarebbe bello assistere ad una collettiva richiesta di una interrogazione parlamentare rispetto ai seguenti temi:

1) la eventuale presenza e le ragioni della stessa nella rada di Livorno di operatori delle forze speciali e del Sismi la sera del 10 aprile 1991

2) la eventuale presenza e le ragioni della stessa di consiglieri militari e\o civili distaccati presso la città di Bosaso (Somalia) nell'aprile del 1991, fra i quali un presunto ufficiale proveniente dal 4° rgt. artiglieria contraerei ed un paio di sottufficiali della Folgore, presumibilmente transitati al Sismi, di cui uno già in servizio al Gr.ac.o di Verona (FTASE)

3) la eventuale presenza e le ragioni della stessa di operatori del Sismi presso Gibuti nell'aprile del 1991, fra i quali un ufficiale della Marina con specifiche competenze di E.P. (G.E.)

4) la eventuale presenza e le ragioni della stessa di operatori privati di una società di sicurezza israeliana presso l'Isola d'Elba prima e dopo l'aprile 1991, ovvero se questi sono mai stati identificati come appartenenti all'intelligence dello Stato di Israele

5) la eventuale presenza e le ragioni della stessa di un sottufficiale e di un ufficiale della Folgore, transitati al Sismi, distaccati presso l'ambasciata italiana di Beirut (Libano) e segnatamente spediti al porto di Tiro fra i giorni 9,10,11,12 aprile 1991

6) la eventuale presenza nella sera del 10 aprile 1991 e le ragioni della stessa di due sottufficiali della Folgore in servizio presso un centro di ascolto SHAPE sito in località che non posso precisare perché coperta da segreto, ma che ho indicato alla procura procedente assumendomene le piene responsabilità ad ogni effetto di legge

7) l'eventuale transito ai servizi segreti, Sismi/Sisde, di operatori della Polizia di Stato già in servizio alla Digos di Livorno che hanno partecipato in modo complementare alle indagini condotte dalla polizia giudiziaria delegata dalla procura procedente relativamente la tragedia del Moby Prince

8) l'eventuale attività di un raggruppamento operativo denominato “specchio” presumibilmente attivo all'interno del Sismi, operante sotto la falsa identità di effettivi ufficiali e sottufficiali delle FF.AA. italiane ignari dell'esistenza del gruppo stesso ed estranei ai servizi segreti militari

probabilmente mi daranno del matto, del mitomane e cose simili, oppure riceverò qualche denuncia, ma questo riguarda me e non incide sulla volontà collettiva di chiedere a gran voce quanto sopra tramite gli strumenti democratici di cui disponiamo, per fare quello che in oltre 40 anni non è mai stato ancora fatto, costringere una autorità politica a sollevare dal segreto tutti coloro eventualmente capaci di offrire le proprie memorie in favore di Giustizia e degli interessi collettivi


Fabio Piselli

14 dicembre 2009

www.fabiopiselli.com


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