Nucleare? Al consumatore non conviene, vale a dire che il costo dell'energia elettrica che si pagherà sulla bolletta non subirà variazioni. I costi di costruzione, smantellamento, allocazione delle scorie, sistemi di sicurezza e gestione sono tali che alla fine non ci sarà un vantaggio economico per l'utente finale.
In questi giorni circola la tesi che la decisione che portò al blocco del programma nucleare 22 anni fa fu dettata dalla paura e quella di 50 anni fa dagli interessi dei petrolieri. Già, solo che il nucleare non è alternativo al petrolio, semmai lo è alle fonti rinnovabili, infatti, in Francia, patria del nucleare, si consuma più petrolio della Germania.
C'è il problema del cambiamento climatico, si dice. Si dimentica di aggiungere che il nostro nucleare produrrà solo 4,5% del fabbisogno energetico e quindi non inciderà sulla questione climatica.
Non possiamo dipendere da fonti energetiche “estere”, si dice; si dimentica di aggiungere che non abbiamo miniere di uranio. Insomma, il nucleare ci sembra un bell'affare, pubblico e privato, il che significa che il classico cerino rimarrà tra le dita del consumatore.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc