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Roma “no B. day”: dalla vostra inviata Lidia Menapace
08 Dicembre 2009
 

Che sarebbe stato un gran successo, un successo allegro e accogliente, lo capii la sera del 4, quando andata alla stazione di Bolzano per fare il biglietto, la giovane donna allo sportello, vedendo il tesserino da exparlamentare, mi chiede del tutto inaspettatamente: “Va a Roma per la manifestazione?”: annuisco e lei “volevo andarci anch'io, ma mi hanno messa di turno”, “bene -ribatto- griderò anche per Lei!”, e soggiunge: “io ci andavo con le bandiere viola”, “io con le rosse!”, “va bene lo stesso” conclude paciosa. La stessa accoglienza e reciproca curiosità ho poi colto a Roma durante la magnifica manifestazione che ha invaso la capitale di colorati schiamazzi slogans gridati fino alla raucedine e tutto sorridente sfottente, magari un po' semplicistico, ma se glielo fai osservare, ti chiedono di informarli. Gli sfottò sono anche reciproci , ma senza durezza, né cattiveria, si può dire, per ora.

Cantano, sull'aria di “La mula de Parenso gh'à meso su botega” ecc., così: “E noi che siamo bresciani abbiamo un sogno nel cuore, Berlusca a sanvittore, Berlusca a sanvittore” e la seconda volta conclude: “e Bossi a fa' 'l so' magutt!” e giù risate. Le battute sia sotto bandierarossa che viola starebbero bene sul Vernacoliere, i canti della Resistenza e quelli del '68 fanno un fondamento antifascista spesso e noto. Sembra di cogliere un primo risultato della saggissima decisione presa tempo fa dall'Anpi di aprire le iscrizioni alla gioventù con una dichiarazione previa di antifascismo e bisognerebbe non dimenticare mai che a destra Casapound e altre schifezze vanno avanti abilmente: oltre ad aprire le iscrizioni bisogna anche lasciare che le giovani generazioni la invadano della loro cultura e gusti e comportamenti. La mescolanza di rock canti partigiani latinoamericani e sessantottini faceva un bel baccano e una bella mescolanza. Le ragazze sono tante e del tutto a loro agio anche nel gridare gli slogans più trucidi, o più vernacolari. Le canzoni partigiane ci sono anche se prevalgono le note “Bella ciao” e “Fischia il vento”.

Insomma la generazione che è ancora lontana dall'età matura (che viene molto più tardi di un tempo: anche le età sono politiche e non anagrafiche) è però salita presto sul palcoscenico della storia di corsa, con lungo fiato e con modalità organizzative specifiche. I contenuti sono di politica immediata e attiva.

Molto bene: cerchiamo di parlarci tra età e forme politiche diverse, la ricchezza e molteplicità di questa uscita lo consente, anzi lo pretende.

Può darsi che mi sia sfuggito, ma non mi ricordo di aver visto spiegato il perché del viola, colore molto di moda, ma anche un po' quaresimale: potrebbe essere una sfida alle superstizioni teatrali: salire su un palcoscenico con abiti viola è un vero atto di coraggio e di sfida.

 

Lidia Menapace


 
 
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