Fin dagli albori dei tempi l'uomo ha cercato di esorcizzare il male, di tenerlo lontano e dargli forma fino ad inventare, come mitopoiesi, dei personaggi fantastici che incarnassero il male per il bisogno di avere di fronte un nemico tangibile.
Il vampiro è una figura di singolare interesse per le mutazioni che ha subito nel tempo, adattandosi all'evoluzione della società contemporanea. Figure simili ai vampiri si rintracciano nella storia antica. Nel medioevo le relazioni tra la vita e la morte erano esplicitate chiaramente da una teologia largamente condivisa dalla popolazione: per questo, l'epoca medievale sostanzialmente non conosce il vampiro. Questa figura emerge quando il consenso intorno alla teologia cattolica si spezza, e in particolare viene negata l'esistenza del Purgatorio in una parte della teologia ortodossa orientale e nel protestantesimo. Allora i morti cominciano a errare incerti del loro destino, e nasce (o riemerge da un passato pre-cristiano) il vampiro.
I primi racconti e studi scientifici sull'esistenza dei vampiri risalgono al 1700: nell'epoca illuminista il vampiro diventa emblema di una cultura che non dubita più solo del Purgatorio, ma della stessa immortalità dell'anima. Sempre nel Settecento si appura che i vampiri non esistono: compromessa la sua esistenza, il vampiro resta solo come immagine letteraria e come metafora che arriva fino ai nostri giorni.
I primi vampiri romanzati sono rozzi, brutti e spietatamente cattivi. Polidori trasforma il mostro in una persona, sempre cattivissima, ma almeno presentabile e anche maritabile, aprendo così la strada al mito del Conte Dracula e ad una serie di vampiri umanizzati. Il capolavoro di Bram Stoker raccoglie abilmente la figura del Dracula storico trasfigurandolo in un vampiro dotato delle stesse peculiarità singolari e affascinanti dei suoi predecessori: non appare allo specchio, si trasforma in animale o nebbia, ha forza sovrumana ma al contempo beve sangue umano, teme la croce e dorme in una bara. Il romanzo di Stoker più di ogni altro elabora la figura del vampiro attingendo a piene mani nella psicosi della società in cui viveva l'autore; abbiamo così un affresco della vita vittoriana e della sua morale ed estetica, delle sue paure e anche della sessualità. Baricco ha proposto un paragone interessante tra Don Giovanni e il Dracula di Stoker, rilevando in sintesi come entrambi questi personaggi inventati rappresentino una sorta di capro espiatorio della società nei confronti di una sessualità repressa.
La metamorfosi del vampiro si riscontra ancora di più al cinema. Anche l'ultimo capolavoro del genere, il Dracula di Coppola, è ben diverso dai suoi predecessori perché il vampiro si umanizza sempre di più: addirittura mostra le sue debolezze e trova quasi una giustificazione nel suo agire demoniaco. Dracula infatti, accecato dall'ira e dall'amore per la moglie perduta, compie un sacrilegio che lo costringe al male. Nel corso della storia si innamora e si pone addirittura degli scrupoli a vampirizzare l'amata Mina.
L'ultimo vampiro di successo è il protagonista della saga Twilight di Stephanie Meyer. Il 'mostrum' si trasforma ancora: sopporta benissimo la luce del giorno, beve solo sangue animale, si riflette negli specchi e soprattutto è un bel ragazzo che fa impazzire le adolescenti. Mantiene saggiamente i poteri da supereroe conditi da un passato misterioso che salva in parte l'estetica neogotica.
I puristi, gli amanti del victorian style, del classicismo e del rigore cupo dell'horror sono indubbiamente delusi, perché il vampiro è ormai evaporato in un banale eroe da fumetto non più negativo e addirittura socialmente presentabile.
Stefano Torselli
Per approfondimenti sul tema dei vampiri
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