La commissione Sanità del Senato ha approvato il documento finale dell'indagine conoscitiva sulla pillola abortiva Ru486 presentato dal presidente e relatore Antonio Tomassini, nel quale si chiede di fermare la procedura di immissione in commercio della pillola abortiva in attesa di un parere tecnico del ministero della Salute circa la compatibilità tra la legge 194 e la Ru486.
Tutto come previsto e come avevamo anticipato nei giorni scorsi e come si poteva prevedere fin dall'inizio, visto il procedere a-dialettico della maggioranza di governo in tutti i contesti. Figuriamoci in uno in cui c'era la possibilità di mettere i bastoni fra le ruote alle donne che abortiscono nel rispetto della legge e che, per i senatori della maggioranza, devono continuare a farlo solo col metodo chirurgico, più invasivo di quello farmacologico. Dopo il “partorirai nel dolore”, che nei nostri ospedali significa essenzialmente l'impossibilita' di usare l'anestesia epidurale (anche qui per condizionamenti ideologici), i nostri senatori hanno confermato il loro “abortirai nel dolore”. E invece di avere il coraggio di affrontare di petto una battaglia contro l'attuale legalità dell'interruzione di gravidanza, come tutti i bigotti che fanno sfoggio della gretta cultura e pratica cattolica romana, usano solo i sotterfugi e le imboscate per meglio colpevolizzare chi decide di abortire e renderglielo più difficile e doloroso.
Ci auguriamo che l'Agenzia italiana del farmaco continui la propria procedura per la registrazione in Gazzetta ufficiale che, al momento, pare sia ritardata rispetto al previsto solo per questioni di definizione del cosiddetto bugiardino. Ma non ci stupiremmo di cambi di rotta. Nel contempo, con l'Agenzia europea del farmaco (Emea) ridiamo anche noi a crepapelle per la richiesta italiana di rivedere l'autorizzazione, richiesta che arriva come se un marziano fosse cascato a Bruxelles poiché, dopo oltre venti anni di uso senza problemi di questo farmaco e senza nessuna novità che possa mettere oggi in dubbio efficacia e sicurezza, non si capisce perché l'Emea dovrebbe usare i soldi dei contribuenti comunitari per dare spazio ai pruriti ideologici dei senatori italiani, così come ha fatto il Senato italiano.
Le donne che vorranno abortire con la Ru486 potranno farlo seguendo la macchinosa procedura di importazione caso per caso che è stata utilizzata fino ad oggi. Altre se ne andranno all'estero e -soprattutto- le donne che oggi ricorrono più spesso all'aborto (minorenni ed immigrate) saranno sempre meno motivate dal ricorrere alle strutture legali, soprattutto quelle immigrate che, clandestine, subirebbero anche una condanna penale e relativa espulsione dal nostro Paese.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc