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Pallacanestro Olimpia Milano. Con la storia per tesoro...
24 Novembre 2009
 

C'erano una volta le Scarpette Rosse. Da Alessandro Riminucci, L'angelo biondo, quello dei 77 punti in una partita di serie A quando non c'era ancora il tiro da 3, a Cesare Rubini, giocatore e allenatore leggendario, che fu anche pallanuotista di vaglia vincendo l'oro a Londra '48 (d'estate il triestino giocava a waterpolo, nel resto dell'anno a basket: allora si poteva o si riusciva a fare). Da Dino Meneghin e Mike Arsenio D'Antoni a Nandokan Gentile e Rolando Antonio Blackman per l'ultimo immenso scudetto datato 1996 sotto la sapiente e stregonesca regia tecnica del gran Bogdan Boscia Tanjevic dal Montenegro e da Sarajevo, sino ai giorni nostri, passando anche per anni difficili. Ma la Pallacanestro Olimpia Milano – 25 tricolori e 3 Coppe dei Campioni fra i tanti trofei in bacheca - c'è sempre, avendo come sponsor l'Armani Jeans e Giorgio Armani come proprietario.

L'anno scorso l'Olimpia si è giocata lo scudetto contro Siena, ma i giocatori della città contradaiola costituivano un'équipe decisamente imbattibile in una serie. Difatti è finita 4-0 per la gioia e gloria dei toscani. Ma Milano non molla e quest'anno ci riprova.

«Quello che mi sento di dire è che per noi italiani è il momento più difficile. Bisogna che noi giocatori italiani torniamo in palestra a sbatterci dimostrando il nostro valore. Ci sono giocatori con grandi potenzialità. Non abbiamo brillato quest'estate – mi ci metto anch'io –, perciò dobbiamo darci da fare, al di là dei problemi politici, manageriali o di altro tipo», parola di Marco Mordente, anima dell'Olimpia e azzurro che non ha voluto dimenticare la dura estate trascorsa a sperare in un Europeo da cui l'Italia è stata estromessa dalla Francia. Un ragazzo che sa assumersi ogni responsabilità, trascinatore in campo, un'etica del lavoro notoriamente strepitosa. «Riparto con motivazione avendo fatto tesoro di tutto quello che è accaduto l'anno scorso. Mi sembra che quest'anno (il discorso torna a Milano, nda) abbiamo più opzioni. Cercheremo di correre, di prenderci un maggior numero di tiri e di tenere un ritmo più alto. Mi auguro di non faticare a riconquistare l'affetto del pubblico milanese. Noi abbiamo tentato di riportare al palazzetto anche i nonni e i bambini. Mi auguro che si voglia venire a scoprire anche le realtà cestistiche che troveremo in Eurolega, e in campionato, giocando al Palalido, spero troveremo un'atmosfera più calda».

Massimo Bulleri, play-guardia di chiara fama, argento olimpico ad Atene, per anni al top dei cestisti italiani, è tornato a Milano dopo il prestito a Treviso, già suo team in passato (e con cui molto aveva vinto). «Non è un argomento nuovo il mio ritorno a Milano» è il Bulleripensiero. «Si aprono nuovi orizzonti e nuovi scenari, che vanno riempiti e scritti con la migliore volontà e mettendosi a disposizione della squadra, della società e del tecnico. Per tanti motivi le aspettative in passato non sono state soddisfatte, poiché nel corso di una stagione le cose cambiano e possono verificarsi imprevisti. Non si giocherà per il primo né per l'ultimo posto. Si lavora per andare il più in là possibile, e noi dovremo avere lo stimolo di dare il meglio giorno dopo giorno».

La location dell'incontro con la stampa è la saletta di un bell'albergo dietro il Forum di Assago, una delle case (l'altra è il mitico Palalido) dell'Armani Jeans, teatro soprattutto delle sfide europee e delle gare di playoff.

È la volta di Stefano Mancinelli... «La città e la squadra mi sono subito piaciute. Il gruppo ha grande talento, con alcuni cambiamenti, ma anche con un nucleo dell'anno scorso. Dovremo sempre giocare al 100% per vincere le partite. Ho passato a Bologna dieci stupendi anni della mia vita; ho dato e ricevuto tanto dalla Fortitudo. Ma è il passato, ora il presente è l'Armani Jeans. Non è un problema per me partire dalla panchina. Inizierò da 4, ma potrò giocare anche da 3: sarà il coach a decidere».

Joey Beard, pivot di 210 cm x 113 kg, nativo di Falls Church, è un americano che gioca con passaporto italiano e in italiano si esprime compiutamente. Atleta di grande caratura e utilità tecnica, un repertorio completo, gode di notevole carisma. Così si esprime sul centrone lituano Marijonas Petravicius, new entry nei ranghi meneghini: «Lui è un giocatore miglioratissimo e molto importante per noi, anche in chiave Eurolega. È velocissimo e può portare alla squadra tanti rimbalzi, energia e gioco dentro».

Mason Rocca era detto a Napoli Il sindaco e con i partenopei ha vinto una Coppa Italia. Mason è un giocatore di estrema intelligenza e vis agonistica, che l'anno scorso non ha potuto esprimere a causa di un infortunio rimanendo fuori nelle fasi cruciali della stagione. Pesantissima per Milano fu da sopportare la sua assenza: «Sto molto bene e ho lavorato molto bene quest'estate. Ho fame e voglia di riscatto, il più presto possibile. Dovremo difendere forte e sfruttare il contropiede. Noi che siamo rimasti dobbiamo trasmettere questo spirito ai nuovi. Questo sarà una parte del mio ruolo per la presenta stagione, e io sono carico».

Il giovane baltico Maciulis: «Lavoro duro ed energia, difesa, giocare per la squadra». Insomma, il verbo è chiaro.

Da segnalare anche il nuovo sito Internet dell'Olimpiawww.olimpiamilano.com – con tanto di rubrica storica e video di vecchie partite. Cliccando su un link si trovano anche le società che hanno aderito all'Armani Junior Program, un progetto molto interessante che coinvolge la principale società di Milano e innumerevoli società di base (fra cui l'ASM 70 Morbegno), il tessuto connettivo della passione cestistica lombarda. Un progetto sinergico, e assolutamente meritorio, da seguire.

Nell'organigramma societario c'è un nuovo direttore sportivo, Gianluca Pascucci, un nuovo responsabile tecnico del settore giovanile, Marco Gandini, un nuovo team manager, Flavio Portaluppi, indimenticato capitano e tiratore degli anni Novanta, campione tredici or sono con una delle squadre milanesi e italiane più belle e più forti di sempre. Piero Bucchi avrà funzioni di vero coach-manager.

Fra i tanti progetti pensati e in corso da citare la Casa del Basket. Gli appassionati attendono ansiosi..

Livio Proli è il presidente, nonché amministratore delegato, dell'Armani Jeans. Una persona di grandi abilità dialettiche e capacità dirigenziali. Gioviale, cordiale e deciso. Educato. Motivato a raggiungere gli obiettivi prefissati. Traguardi sportivi dichiarati per la stagione corrente... «La partecipazione alle Final Eight di Coppa Italia; ripetere l'ottima stagione di Eurolega, anche se andremo a competere con società che hanno budget ben superiori ai nostri; riconquistare la finale del campionato (con il Forum pieno di tanti giovani). Abbiamo percepito di avere aperto una breccia. Forse abbiamo agganciato un mondo di fedelissimi del basket».

Per quanto riguarda le situazioni più prettamente tecniche non lesina i concetti... «L'anno scorso molte volte ci siamo trovati attaccati alle partite contando sulle individualità. Come quella di David Hawkins, la cui leadership è stata troppo invasiva rispetto alla crescita del gruppo. Hawkins è andato a Siena non solo per soldi, ma anche perché nel suo curriculum vitae vuole scrivere delle vittorie. Nel momento in cui lui ha abbandonato squadra e progetto ci siamo guardati in faccia. Perso l'elemento cardine che ci aveva fatto vincere tante partite abbiamo pensato che la leadership poteva essere ripartita fra tanti: per noi quest'anno 10/12 della squadra. Leadership significa che se tanto ti pago tanto mi devi rendere. Partiamo dalla convinzione che per batterci quest'anno dovranno farlo su tutto il perimetro. La dorsale è quella dell'anno scorso: gente seria, che sappia fare sacrifici quotidiani. Indossare questa maglia significa sentire il peso dell'Olimpia Milano: occorre canalizzarlo perché diventi positivo. Già dalla prima partita di campionato in poi ci butteremo in mezzo alla gente organizzando anche eventi. Tormentone Luca Vitali, prima che lo chiediate... non è più a Milano perché è arrivato con delle aspettative personali e societarie sbilanciate rispetto ai suoi 22 anni. Pensavamo che potesse gestire giocatori anche più esperti di lui. Un fardello pesante sulle spalle. Colpa mia e di Stanca, un peccato originale. Pensavamo all'italianità del progetto. Luca Vitali è un talento del basket italiano, ma per come l'abbiamo preso e accompagnato, per come lui si è posto, non siamo riusciti a far scattare la scintilla. Alle fine, stringendoci la mano, ci siamo lasciati serenamente».

Dopo il discorso fiume, ma ben indirizzato e onesto, di Proli, è la volta di Coach Bucchi... «Per tutti coloro che lavorano dentro questa società il nome è pesante. Una pressione che s'avverte e si sente: i miei giocatori devono imparare a conviverci. 4/5 del quintetto sono nuovi, e c'è disponibilità e voglia di lavorare, così come il desiderio di distribuire la pericolosità della squadra. La panchina è abbastanza lunga per sopperire alle necessità della stagione». Sintetico, efficace.

La palla rimbalza a Proli... «Non me ne voglia il buon Ferdinando Minucci, ma non abbiamo complessi d'inferiorità nei confronti di Siena. Noi pensiamo a battere ogni avversario. Già l'anno scorso ci siamo fatti la bocca battendo il CSKA Mosca e il Real Madrid e giocandocela contro il Partizan Belgrado di fronte a 15mila persone. Sarà presunzione di chi non capisce nulla di basket... Non c'è scontro, ad ogni modo, con Minucci: a lui è dovuta la stima per quanto dimostrato nel suo percorso di questi anni». Sul nuovo playmaker Morris Finley, mente della squadra... «Non è la seconda scelta; lui ha fame di qualcosa d'importante. C'è stata da parte nostra l'abilità di prenderlo da Siena. Morris è un ottimo giocatore. E Milano e Siena, ripeto, sono due avversarie che si stimano reciprocamente».

Piero Bucchi... «Il Mancio era svincolato da Bologna a parametro zero. Un giovane italiano con esperienza europea, un'occasione da non lasciarci sfuggire. Ho parlato con lui molto chiaramente. Per portarlo a Milano se n'è dovuto andare Katelynas, che ringrazio per il lavoro dello scorso anno. Un ragazzo d'oro, che se n'è andato con grande signorilità. In questo momento Mancinelli è preso come cambio di Mike Hall. Ho voluto essere chiaro con lui sin dall'inizio e non creargli illusioni. Se il campo dirà che può conquistare spazio e minuti ne saremo felici».

Livio Proli, in conclusione... «Il tesoro di questa società è la storia. Noi siamo anche molto attenti al mondo dei giovani in Lombardia. Non stiamo buttando via nulla; stiamo recuperando tutto».


Alberto Figliolia


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