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Rosangela Pesenti / Lidia Menapace. Scambiandosi quattro parole durante un “volantinaggio” per la giornata del 28 novembre
22 Novembre 2009
 

Allego il volantino di un'iniziativa organizzata per il 28 novembre e colgo questa occasione per aggiungere alcune riflessioni sulle ultime informazioni... Nell'attuale tristissimo panorama politico penso che sia utile per tutti aprire spazi di dialogo con impegno appassionato e stile pacato. Al di là delle dichiarazioni penso che il modo di fare le cose segnali l'autenticità degli intenti. Partire dalla concretezza delle situazioni, materiali e spirituali, più che dalla declamazione dei principi.

Apprezzo poco il modo in cui viene condotta la battaglia contro il crocefisso o contro il vaticano perché favorisce schieramenti e rafforza il loro potere, simbolico e pratico.

Se l'intenzione è politica nel senso nobile della condivisione e non solo un'esigenza di “mostrare i muscoli”, peraltro poco in forma, penso siano più utili in questo momento le forme dell'indifferenza o dell'ironia nell'espressione pubblica e invogliare la pratica della coerenza nelle scelte personali. Non si tratta di stare in silenzio, ma di trovare l'oggetto e il modo che davvero inducano alla riflessione e sgretolino l'arroccamento.

Spesso i crocefissi sono rimasti nei luoghi pubblici, scuole comprese, per la stessa forma di pigrizia per la quale gli arredamenti sono sempre gli stessi. Così può capitare che in una scuola nuova, come la mia, nessuno acquisti crocefissi e di fronte alle rimostranze del solito insegnante di religione si risponda che di questi tempi i soldi si spendono per cose utili e non decorative. È accaduto qualche anno fa, ma se parte la battaglia sul crocefisso il rischio è che diventi oggetto di collegio docenti.

Vorrei invece convincere tutte le persone che amano la democrazia del fatto, provato, che i figli e le figlie non soffrono se non fanno l'ora di religione, anzi, hanno così un'occasione di dialogo con i genitori e un piccolo spazio tutto per sé nella scansione oraria della scuola. Meno insegnanti di religione sarebbe un bel risparmio di soldi e non ne soffrirebbe la cultura.

A chi mi diceva a suo tempo che l'ora di religione avrebbe introdotto la “morale” i tempi hanno già risposto e l'attuale amoralità è certamente anche frutto della doppia morale che si insegna fin da piccoli proprio attraverso la pratica dell'asservimento ad una pratica devozionale vuota di significato come l'ora di nulla. Con buona pace anche delle colleghe e colleghi di religione, convinti di fare del bene accettando un lavoro fondato sul privilegio e inventandosi la materia da insegnare pur di ottenere l'attenzione e la disciplina dei disinteressati discenti.

Non creiamo noi un interesse dove in genere c'è solo annoiata obbedienza a genitori un po' confusi. Semmai cerchiamo di rendere diverse tutte le altre materie, ma questo è un problema ben più grande e, mi pare, molto molto più urgente.

 

Rosangela Pesenti



Plaudo al commento di Rosangela, che mi pare puntualissimo e ricco. Io pure mi diverto alle battute degli Atei agnostici ecc., ma le trovo poco utili, spesso costruiscono schieramenti lì dove stava passando indifferenza e noia. Comunque il Crocefisso, che non è un bel simbolo per una religione che si proclama salvifica, fu di fatto imposto dopo che l'imperatore Costantino lo usò per metterlo sulle sue bandiere quando -essendo in guerra contro Massenzio- lo sconfisse sul Ponte Milvio a Roma e per sfruttare il potere religioso insieme a quello politico, si inventò che al momento della vittoria era comparsa in cielo sopra le sue bandiere la scritta: «In hoc signo vinces», “Sotto questa insegna si vince!” 

Dunque il Crocefisso non indica né la salvezza, né l'umanità del Cristo come nome del Cristianesimo, bensì il potere politico-religioso simboleggiato dalle guerre dette “sante”, una delle peggiori bestemmie che si possano pronunciare nel nome di Gesù Cristo. A lungo, e ben prima che dal Crocefisso, il Cristianesimo fu simboleggiato dal Buon Pastore che è già testimoniato nelle catacombe, e molto più tardi, forse anche in polemica col Crocefisso, dal Bambin Gesù nel presepio, inventato da san Francesco d'Assisi, nel secolo XIII, come simbolo di povertà e pace: «Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che vogliono il bene!». San Francesco fu molto curioso dell'Islam e andato in Terrasanta incontrò il Saladino (che aveva sconfitto i Cristiani) e si intesero così tanto che i Francescani furono da allora riconosciuti come custodi del santo sepolcro dai Mussulmani, mai cacciati né perseguitati. San Francesco si oppose sempre alle Crociate. 

Il Cristianesimo è molto più ricco di storia di quanto non credano i nostri concittadini e contemporanei, magari anche un po' ignoranti in fatto di storia delle religioni (che infatti manca nel piano di studi di tutte le scuole italiane). E non può essere sostituita da un'ora di catechismo cattolico, o da un'ora di nulla, tenuta da insegnanti nominati dal Vescovo, e che non hanno fatto nessun concorso e non possono nemmeno essere “tagliati” e vengono fatti diventare di ruolo con un privilegio intollerabile. Sarebbe ben più utile fare una bella proposta di insegnamento della storia delle religioni insieme alla storia politica generale e che la storia delle religioni diventi una parte del programma della scuola pubblica e sia insegnata in modo adeguatamente critico.

 

 

Lidia Menapace


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