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Carlo Forin. Il sovranismo, nemico radicale dell’Europa unita
 
Commenti presenti : 7 In questa pagina : da 1 a 7
   28-06-2022
Dal Corriere della sera

DATAROOM
Unione europea, perché l’unanimità non funziona: la strategia del ricatto
di Francesca Basso e Milena Gabanelli

La revisione dei trattati della Ue deve abolire il sovranismo dei singoli Stati, adottare il principio del voto a maggioranza, insieme col riconoscimento della cittadinanza unica dei cittadini europei.
Carlo Forin   
 
   09-06-2022
Ad un mese dalla pubblicazione di questo articolo io vi ringrazio della alta frequenza di lettura che premia il titolo almeno.
Spero che i giovani che hanno proposto loro idee all'Europa il 9 maggio abbiano individuato l'equivoco radicale degli Stati Uniti d'Europa, cioè l'ubbia di Stati con una lunga storia capaci di rinunciare alla loro sovranità: da 65 anni dai patti di Roma la Ue resta un equivoco magmatico incapace di decidere con prontezza. Gli USA poterono federarsi perchè i neonati Stati erano regioni, oblast, che non avevano una lunga storia sovrana; non sono imitabili.
Noi dal basso possiamo propugnare l'affermazione della cittadinanza unica europea tuttora assente da ogni dibattito. Quando centinaia di milioni di cittadini europei vorranno avere lo stesso passaporto e carta d'identità conforme allora potremo sganciare il primo stadio del federalismo ed accendere il secondo stadio dell'unità di un solo Stato.
Carlo Forin   
 
   29-05-2022
La figura da chiodi appena fatta dal sovranista Salvini che vuole andare a Mosca a far lui la pace segnala il limite tra l\'operatore di pace, come il cardinal Sodano, morto in questi giorni, ed il pirla, come Salvini, ridicolo sempre.
Carlo Forin   
 
   20-05-2022
Il capo dei 5 stelle (Conte) che non ritira dal governo il ministro degli esteri (Di Maio) e continua ad angustiarci col non dare altre armi all'Ucraina, riduce l'alto tema del sovranismo ad una questione pedestre di incoerenza politica, che anche un bimbo può notare.
Carlo Forin   
 
   17-05-2022
Messaggio del Papa alle Pom riunite in assemblea generale a Lione
Ogni battezzato è una missione
La mia missione è la pace, in lingua zumera pa ki e, “foglia uscita di bocca”. La pace è possibile se comunichiamo con significati condivisi.

Carlo Forin   
 
   17-05-2022
Caro Paolo Diodati,
ho letto il tuo punto di vista. Richiederebbe un lunghissimo commento, data l’ampiezza storica dell’argomentazione.
Mi limito a due considerazioni su Berlusconi statista-non statista: io gli riconosco in positivo la distruzione definitiva degli apparati ideologici DC+PCI, in negativo il suo essere un italiano tipico, soprattutto: elusore fiscale, mafioso, dallo Stato espulso. Non riesco ad immaginare uno statista che distrugga lo Stato evadendo le tasse né un complice della mafia capace di costruire un altro Stato.
Quanto all’Ucraina: esiste come Stato dalla fine dell’URSS. Putin è indubbiamente uno statista. Zelensky ha il merito di aver resistito ad uno Stato pluriatomico, ma corrotto. Non è uno statista, ma un resistente.
Ti ringrazio della considerazione sul mio sovranismo, argomento che richiede moltissime altre riflessioni connesse alla Ue, come organismo sovranazionale, comunità di Stati, incapace di essere una unità operativa a lungo.

Carlo Forin   
 
   16-05-2022
Caro Carlo, il titolo del tuo articolo è indiscutibilmente vero. Mi meraviglia la mancanza totale di considerazioni dei lettori sul tuo sintetito e bell'argomentare sul tema.

Non sono più un lettore assiduo di Tellusfolio, ma l'assenza di condivisioni o critiche del tuo giusto argomentare, dipende forse dal fatto che, per estensione e coerenza, già il solo tuo titolo, porta alla inevitabile conseguenza "Il sovranismo, nemico radicale del mondo unito"? In altri termini, il sovranismo, parente non tanto lontano del nazionalismo, nemico, prima o poi, della pace? Scendendo più terra-terra: si può disprezzare, combattendo il sovranismo di Salvini, Meloni e del sedicente sovrano Berlusconi e poi tifare per i sovranisti ucraini?

Certo che si può fare, tant'è vero che, mi sembra, lo facciate. Ma, coerenza per coerenza: se al mondo tutti i governi avessero un capo come l'eroico Zelensky, sarebbe un mondo pieno di guerre o sbaglio?

Seguono alcune mie riflessioni su Berlusconi, non per essere inserite in Tellus, dove forse sarebbero una stecca, ma per te che vedo così attento, rilessivo e preparato, ma che sulla guerra ucraina, come quasi tutti, non sei sensibile agli ucraini russi del Donbass e della Crimea, perseguitati e combattuti, dai "fratelli filo-americani. Ho più volte sostenuto, in particolare su Affaritaliani, che per me la soluzione a problemi simili, è quella indicata dallo zaratino Toni Concina, dalmata italiano. Fuggito da Zara quando questa diventò croata, è stato sindaco esemplare a Orvieto ed ora è sindaco onorario della comunità italaina dalmanta, a Zara. ma certo, lui è un uomo di gran cultura e pianista eccellente. Il futuro è la pacifica coesistenza, altro che sovranismi e nazionalismi. Tu che sei una persona di grandissima cultura, per favore, leggi cosa dice delle radici comuni tra dalmati italiani e dalmati croati. Scolta che poesia sono le sue parole sulle "pietre romane" che loro devono custodire... . Scusa la lunghezza, spero che la reggerai. Paolo

BERLUSCONI E LE DUE OCCASIONI PER MOSTRARSI UNO STATISTA.

Silvio Berlusconi, l'imprenditore prestato alla politica, il rivoluzionatore del quadro politico, degli equilibri, lo sdoganatore degli ex-missini (fascisti), il seduttore di socialisti, addirittura, fondando Forza Italia, ammaliatore di milioni di persone e di filosofi fiore all'occhiello dei marxisti (basterebbe citare il coltissimo e affascinante Lucio Colletti), verrà ricordato come uno statista ostacolato dalle persecuzioni dei magistrati di Mani Pulite o, tutto sommato, la sua natura istrionica, estroversa che lo ha portato a "voler piacere per forza a tutti", e a meravigliarsi, dolendosene, per qualche insuccesso, gli ha impedito, nelle cose meno importanti, come in quelle più importanti, di diventare uno Statista? Insomma, possono coesistere in una stessa persona, la statura di statista e i motivi per meritarsi le definizioni riesumate in occasione della sua candidatura a Presidente della Repubblica, dai suoi nemici "Il garante della Prostituzione" oppure "il Pregiudicato"?
Tutto sarebbe possibile, anche se improbabile. La varietà delle psicologie, le fantasie umane, potrebbero permettere, anche in un politico, coesistenze quasi alla Mr Hyde e Dr Jekyll o, in modo meno drammatico, quella descritta da Chaplin nel miliardario, di notte benefattore di Charlot a tal punto di portarselo a dormire nel proprio lettone, per poi cacciarlo, non riconoscendolo, al risveglio, a calci nel sedere. Che capitassero a Berlusconi, cose simili con le celeberrime olgettine?

Tralasciamo questo terreno minato dei suoi fatti privati, non tocchiamo l'argomento "contatti con la mafia" e proviamo a rispondere al quesito che riguarda la sua statura politica, proprio in questi giorni d'importanza storica. Possiamo dire d'aver avuto, con Berlusconi, finalmente uno statista? O la risposta a tale quesito, potranno darla, come giustamente disse Manzoni per Napoleone, i posteri? Per lui, allora, la domanda è:

Egli è. Ai posteri l'ardua sentenza?

Risposta immediata: Assolutamente no! La sentenza possiamo emetterla subito.
Perché, a prescindere dalle beghette e dai bagliori e disillusioni della nostra politica locale, la risposta è legata a due occasioni davvero storiche in cui poteva dar prova d'aver la stoffa dello statista.
La prima occasione: il suo comportamento nella guerra contro Gheddafi, iniziata con i precipitosi bombardamenti voluti da Sarkozy, il 19 marzo del 2011 e il ruolo che avrebbe dovuto far assumere all'Italia e assumere lui in prima persona.
La seconda occasione: è ancora in corso e teoricamente, potrebbe ancora sfruttarla. Ma nulla lascia prevedere in una sua presa di coscienza su cosa davvero converrebbe fare al nostro governo, per il bene dell'Italia. Una cosa che, addirittura il suo nemico storico, De Benedetti, fiore all'occhiello del PD, ha capito al volo e ha detto con la massima schiettezza.

La prima occasione: "Il 25 aprile 2011, il presidente del Consiglio (Berlusconi) fa diramare questo "chiarissimo" comunicato ufficiale: “L'Italia ha deciso di aumentare la flessibilità operativa dei propri velivoli con azioni mirate contro obiettivi militari sul territorio libico”.

Traduzione: l'aeronautica militare, sino ad allora impegnata a oscurare i radar, è stata autorizzata a fare fuoco con i missili. Domanda: i ribelli che iniziarono la guerra civile per rovesciare Gheddafi, appartenevano forse alla Nato? Perché la Nato intervenne? Chi ricorda, il cavillo per fare entrare anche i soliti americani a bombardare dal mare, l'ex-amico di Berlusconi?

"Berlusconi sa bene di andare incontro a una possibile crisi con la Lega, sa pure che il passato coloniale italiano suggerirebbe una maggiore flemma, così come è avvertito della cogenza del trattato di amicizia da lui stesso stipulato con il colonnello libico. Eppure, nonostante non sia nemmeno umanamente persuaso della mossa, decide di cedere alle pressioni cui è sottoposto da settimane dal ministro degli Esteri Franco Frattini e dal ministro della Difesa Ignazio La Russa. (sunto da Salvatore Merlo, Il Foglio, 16 maggio 2011).

Dopo 2 mesi di saggio attendismo e per diverse ragioni, non ultima la consapevolezza d'andare a bombardare zone piene di opere costruite dagli italiani, specialmente le strade, grazie alle posizioni di Napolitano e del "veggente" Frattini che prevedeva il crollo di Gheddafi entro tre o quattro settimane, Berlusconi dimostrò di non essere lo statista che avrebbe desiderato e potuto essere.
La guerra durò altri cinque mesi e nessuno ha mai chiesto a quale oracolo Frattini si fosse rivolto, per la sua sciagurata previsione. Oracolo che, però, non ha più errato nei consigli per farlo arrivare fino all'ambita carica di Presidente del Consiglio di Stato della Repubblica Italiana.

Se le esitazioni iniziali e il brusco voltafaccia al regime di Gheddafi, hanno caratterizzato anche l'operato di altri paesi, il governo Berlusconi è stato l'unico che ha cercato, e a lungo, di apparire con un proprio ruolo, che non aveva, di "mediatore", di cui tuttavia mancava tanto del potere, quanto dell'autorità necessaria. Con l'evolversi del conflitto, Berlusconi, Frattini e di conseguenza la diplomazia italiana, hanno scelto la "solita opzione di accodarsi agli alleati più forti", facilitati in ciò dalla garanzia della partecipazione americana (Alessandro Colombo, Ettore greco, La politica estera dell'Italia, 2012).

Berlusconi, tuttavia, aveva la possibilità di acquisire nella realtà della pazzia bellica in atto, più autorità e quindi più potere, di quello che aveva lui e di conseguenza l'Italia? Risposta lapalissiana: c'è chi sta seduto sugli allori e chi gli allori se li conquista. Se così non fosse, avremmo ancora il nostro bell'Impero Romano. È forse una ricetta ottimale, quella d'accodarsi sempre al carro dei vincitori? Una guerra civile, diventata internazionale grazie alla Nato (tanto per cambiare) e quindi al solito determinante intervento americano (Obama telefonò personalmente a Berlusconi, dandogli la spinta finale). Motivo ufficiale per l'intervento, far rispettare il divieto di sorvolare il territorio libico! Per questo, ci furono 9700 bombardamenti (circa 54 al giorno!). La notizia dei 500.000 civili uccisi è categoricamente smentita. Non abbiamo letto motivazioni per ritenere scandalosamente esagerato questo numero, ma anche i valori (da 40 a 70 morti in tutto) dati per veri, sembrano esageratamente piccoli.

Cosa avrebbe potuto e dovuto fare Berlusconi? Insistere e non spostarsi dalla posizione di uno statista che sa che si deve operare per debellare la guerra tra paesi che dispongono di armi di distruzione planetaria (nucleari, batteriologiche e ultime ma non per pericolosità, virologiche).
Perché, fin quando si tratta di guerre Nato contro dittatorelli, la tecnica Frattini-Berlusconi funziona e non fa correre rischi, anche se sin dall'inizio i politici illuminati dovrebbero sapere le conseguenze nefaste d'una vittoria di Pirro. Cosa ha guadagnato l'Italia dalla partecipazione alla decapitazione di Gheddafi?
Bisognerebbe chiederlo a Berlusconi.
L'Italia (e Berlusconi) ci avrebbero guadagnato il merito storico d'essere stati tra gli apripista del "tavolo delle nazioni responsabili e volenterose" che dicono che bisogna uscire dalla logica perversa e guerrafondaia, di trovare sempre le scuse più fantasiose per far scattare il meccanismo Nato in tutte le beghe locali del globo.
La strada indicata strillando da Biden (ogni volta che parla peggiora la situazione. L'ultima: "Sono rimasto scioccato dall'incompetenza militare dei russi...") ha un solo sbocco finale. Hanno diffuso la voce che una guerra nucleare comporterebbe la morte solo di un miliardo sugli otto che ormai siamo. Solo chi vive guadagnando sulla costruzione di armi termonucleari e compagnia bella, può sparare una balla simile! Come solo chi guadagna dai vaccini evanescenti è favorevole alla catena di vaccini che erano stati arruffati per un virus che non c'è più.

Allora il nostro Berlusconi si comportò, nell'occasione dell'eliminazione di Gheddafi, come un politico di basso cabotaggio, chiacchierone, re Travicello su questioni vitali per l'Italia. Non fu minimamente insospettito dalla strana fregola di Sarkozy, d'iniziare immediatamente i bombardamenti.
Sono ormai troppe le testimonianze attendibili di persone che testimoniano la consegna di valigie piene di euro date da Gheddafi a Sarkozy, per la sua campagna elettorale (condannato per questo, nel settembre scorso).
Trova così una clamorosa conferma la voce diffusa immediatamente, che spiegava la precipitazione di Sarkozy nell'iniziare i bombardamenti, con il desiderio-bisogno di non restituire i 50 milioni di euro avuti da Gheddafi per finanziare la sua campagna elettorale per il bis alla Presidenza, andata pure male. Pieno di debiti e trombato, non volle aspettare neanche un concordato "Via!", ai bombardamenti, tanto era grande il suo disinteressato amore per la libertà delle tribù libiche!

La seconda occasione: quella attuale, in cui sarebbe molto più facile dissociarsi a parole e a fatti, dalla politica Mattarella-Draghi, tanto per cambiare, appiattiti sulla volontà americana da sempre ispiratrice della Nato.
Berlusconi, cosa fa, in questa seconda occasione più importante e pericolosa della prima, in quanto lo squilibrato Biden sembra puntare a distruggere non un dittatorello, con la tecnica del "tutti contro uno", ma col gioco d'azzardo di poter far ritrovare la Nato, contro Russia, Bielorussia, Cina e chissà quanti altri anti-americani? Dopo aver passato la vita anche a distruggere tutti gli illusi che speravano d'ereditare il suo scettro (Fini, Casini), migrati a sinistra per farsi perdonare il passato e avevano personalità in grado di parlarci senza soggezione, sembra aver trovato, finalmente, la pace col fido e piatto Taiani e la bambola Bernini che, insieme a qualche altro debole "forzista", ribadiscono ovunque la sua linea: complimenti e fedeltà a Draghi e Mattarella. Quest'ultimo, dopo aver rifiutato di farci votare "causa pandemia", ora fa circolare la voce di un rinvio delle elezioni anche a legislatura finita, a causa della guerra. E Berlusconi? Zitto e buono, per essere alla moda! Draghi tratta i parlamentari, come "quelli del bivacco", stabilendo da solo la linea del governo, dichiarando in pubblico di voler la pace e mettendo il segreto sugli invii di armi, per ottenere la pace? E lui, zitto e buono, perché, chi tace, acconsente.

Cosa potrebbe fare, se fosse, almeno in questa occasione storica, consapevole della tragicità della situazione che anche lui ha contribuito a creare, con la partecipazione passiva e consenziente al governo? Cosa avrebbe potuto fare e cosa potrebbe ancora fare, oltre che far cadere, finalmnete, questo scandalo di governo?

Draghi continua, poveraccio, a pasticciare, a ficcarsi e a ficcarci in situazioni pericolose e ambigue. Costretto all'ultimo minuto da Macron e Conte a perorare da Biden, la pace, poi contribuisce a prolungare la guerra mandando altre armi. E ha dato un suggerimento davvero geniale: sediamoci a un tavolo e troviamo la soluzione.

Di Zelensky non si sa se le eventuali possibili aperture (tipo, possiamo cedere la Crimea) che la stampa gli ha attribuito, erano vere e poi rientrate, visto il fervore di Biden nel volere la sconfitta dei russi. L'ultima condizione posta è il ritiro dei russi ai confini antecedenti il 24 febbraio.
Sedersi a un tavolo sarebbe quindi inutile e, dovesse avvenire, non sarebbe ai massimi livelli e non farebbe fare passi avanti importanti.
Sarebbe utile, allora, che si riesumasse l'idea di Daniele Capezzone: organizzare il "Tavolo dei volenterosi". Un tavolo a cui invitare giornalisti e politici davvero preparati, disponibili e pazienti e non i vari opinionisti aggressivi che non conoscono la storia complicata di quelle parti dell'Ucraina. Un tavolo da proporre, a casa loro, anche a giornalisti e politici francesi, tedeschi, inglesi, americani e russi. Un tavolo in cui, anche per i posteri, non si parli solo di "Qui c'è un aggressore e un aggredito. Punto!", arrivando alla conclusione che l'unica pace possibile sia che l'aggressore se ne torni a casa, pagando anche i danni. Un tavolo in cui ci siano competenti al livello dell'eccellente Francesco Borgonovo (giornalista e scrittore, grande studioso, del gruppo de La Verità) che parlino dell'ucraino Solgenitsin (vedi Rileggere Solgenitsin, per immaginare una terza via). Questi competenti, non tifosi e non urlatori, pacatamente, direbbero che Putin, certo sbagliando alla grande, pensava di poter fare alle porte di casa sua e con i russi della Crimea e del Donbass perseguitati e massacrati per anni dai "cugini" ucraini, quello che gli americani hanno fatto e continuano a fare in tutto il mondo, per massacri e beghe in cui non sono coinvolti né loro cugini, né parenti ancora più lontani.
Dal tavolo dei volenterosi, dovrebbe uscire anche un appassionato e motivato monito contro ogni scintilla di guerra amplificata dai "gendarmi del mondo", guerrafondai travestiti da benefattori idealisti, amanti del rispetto degli accordi.

Il calcolo di chi ha previsto che in un conflitto nucleare morirebbero solo un ottavo di abitanti del mondo (un miliardo sugli otto attuali) è infondato.
Le guerre successive, come già scritto, dopo la prima termonucleare a base anche di batteri e soprattutto di virus manipolati, a dispetto della previsione di Einstein, avverrebbero tra scarafaggi, scorpioni, formiche e simili.

E allora, come finiamo il discorso su Berlusconi?

La natura di un uomo, la sua vera essenza, si giudica non in tempi facili, di bonaccia. A essere buoni, bravi e simpatici, son buoni tutti, o quasi. La natura di un uomo va giudicata nella burrasca. Fuori di metafora: se addirittura Hitler fosse vissuto nei rarissimi periodi di pace e tranquillità, avrebbe potuto diventare un tranquillo imbianchino o uno dei tantissimi pittori.
Se Gesù Cristo, Gandi o Budda fossero vissuti nel peggior periodo storico, per violenze, loro sarebbero rimasti come ce li ha tramandati la storia.

Se Berlusconi fosse vissuto in tempi tranquilli o se non avesse voluto "discendere in campo", col cipiglio del "Adesso vi faccio vedere io!", magari avrebbe accumulato ancora più miliardi, coltivando meglio le doti mostrate agli albori, cantando su navi, forse menestrello cantautore di mediocri canzoni con Apicella, magari su transatlantici, simpatico intrattenitore malandrino con adeguato repertorio umoristico.
Arrivato all'età che ha ora, alla domanda dei curiosi, sulla voce che circola che sia di nuovo padre, avrebbe risposto, col sorrisetto malizioso e la simpatia che, ammettiamolo, emana quando parla di cavolate, avrebbe risposto: "Mi si consénta, ragassi, non è da me rispondere alla Razzi "Pensa un po' a li cazzi tua...", alla domanda se la mia Signora aspetti o no un figlio... . Ma, lo sapete, io sono un gentleman e rispetto la privacy di tutti. Anche della Fassina. Se aspetta un figlio per davvero o per finta... che volete che ne sappia io? Sono fatti suoi... . Comunque - sorriso a 32 bianchissimi denti finti - io non uso il Biafra!" "Il Biafra?" "Sì, ci siamo capiti... 'cla cosa lì, Biafra e Cialis, possibilmente insieme."
Ecco, Berlusconi è anche, e soprattutto, questo. Un simpatico italiano tipico.

Qui foto reperibile in rete che mostra un sunto degli interventi della Nato, per portare la pace ovunque.

I tifosi della Stella rossa ricordano i crimini di guerra Usa con uno striscione
BELGRADO - Prima dell’incontro di calcio valevole per i sedicesimi di finale di Europa





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Paolo Diodati   
 
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